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Città di origini antichissime, posta alla confluenza del fiume Serra con il fiume Nera, si estende al centro di una vasta conca ricca di acque, circondata da ogni lato dalle dolci colline umbre.Terni, l'antica Interamma (città tra due fiumi, appunto), fu fondata dai Sabini intorno al 400 a.C., e divenne presto un fiorente centro commerciale. I romani si impossessarono della città nel periodo in cui Curio Dentato si accingeva alla bonifica dell'Agro Reatino, aprendo un canale per convogliare le acque del Velino nel fiume Nera, creando così, con un salto di 160 m., la Cascata delle Marmore. Nel III secolo d.C. si diffuse rapidamente il Cristianesimo e si costituì una comunità di fedeli con a capo il Vescovo Valentino, martire e Santo Protettore della città. Dopo la caduta dell'Impero Romano, Terni andò incontro a numerose vicissitudini, tra cui la distruzione stessa della città da parte di Federico Barbarossa nel 1174; in seguito ad una certa ripresa economica ottenne nel 1218 la Sede Vescovile. Il XIV e il XV secolo trascorsero tra lotte locali, invasioni e gravi esazioni fiscali. Durante il XVI e XVII secolo Terni riacquistò stabilità finanziaria e la mutata situazione economica inasprì i contrasti di classe, causando una tensione sociale che sfociò nella rivolta borghese dei Banderari del 1564. La lenta ma progressiva espansione economica ebbe un arresto nel primo cinquantennio del XVIII secolo, quando l'unico settore produttivo rimase quello edilizio che, grazie allo sfondo della valle del Nera, suscitò addirittura l'ammirazione di Goethe nel 1785. Durante la dominazione napoleonica si ebbe un certo fervore di iniziative, ma la successiva Restaurazione riportò il vecchio ordine. Si diffusero poi le Società Segrete, decisamente impegnate nei moti del 1831. Dopo il fallimento dei Moti, Terni registrò una notevole ripresa economica che tra il che tra il 1840 e il 1850 si concretizzò nell'istituzione della Cassa di Risparmio e di una Società di Mutuo Soccorso. Terni partecipò poi ai Moti risorgimentali fino alla liberazione del 1861; fu base di spedizioni verso il Lazio per i mazziniani e i garibaldini fino alla presa di Roma del 1870. Grazie all'intervento di alcuni personaggi politici che ritennero di far sorgere a Terni una Fabbrica d'Armi ed un complesso siderurgico, la città cambiò la sua struttura sociale ed economica a carattere quasi esclusivamente agricolo, subendo in pochi anni una trasformazione così radicale da venire chiamata la "Manchester italiana". Durante la Prima Guerra Mondiale si realizzò una massiccia ed incontrollata politica di investimenti a cui fece seguito, con la fine della guerra, la crisi e una certa recessione economica, che fu superata con la riconversione della produzione siderurgica ed elettrica in un complesso unico che prese il nome di "Terni Società per l'Industria e l'Elettricità". I settori dell'industria chimica e tessile ebbero una forte ripresa e, divenuta provincia nel 1927, Terni trasse una notevole spinta economica dalla costituzione dell'IRI nel 1933. Uscì seriamente danneggiata dalla seconda Guerra Mondiale che costò alla città, obiettivo strategico, ben 108 bombardamenti.

La storia della città si identifica con la storia della fabbrica "Le Acciaierie" le cui vicende, nel bene e nel male, diventano le vicende della città e, quindi, le vicende di tutti. Sono state le industrie che hanno dato a Terni il volto "dinamico" di cui poteva vantarsi fino a non molti anni fa, prima della grande crisi che ha portato una drastica riduzione degli occupati nel settore.Oggi la grande impresa ha un posto sempre meno esclusivo nella città: l'orizzonte della fabbrica e la cultura della produzione non caratterizzano più il codice storico, culturale e "genetico" della città.

Per il suo futuro si punta, quindi, sulla ricerca, su servizi qualificati, sulla comunicazione e sulle reti informative: di certo occorre una trasformazione che tragga origine proprio dalle consolidate caratteristiche di città industriale: oggi l'Istituto per i Materiali Speciali, l'Istituto e il Centro per la Storia d'Impresa, il Centro per l'Innovazione, la Bibliomediateca e il Videocentro sono passati dallo stadio di progetto a quello di realtà pronte a contribuire ad un passaggio non traumatico da un'economia esclusivamente industriale ad una più complessa, in cui si integrino e si combinino settori e attività diverse.





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