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Il Borgo vanta origini pre-romane se non addirittura pre-indoeuropee. Tuttavia, il primo periodo storico documentato coincide con la fondazione della romana Colonia Iulia Hispellum, avvenuta presumibilmente subito dopo la Guerra di Perugia condotta da Ottaviano; quest'ultimo si impadronì della città preesistente in loco nel 41 a.C. e la devastò. In poco tempo il Municipio Romano acquistò notevole rilevanza economica, testimoniata ancor oggi da numerosi ed importanti monumenti di quel periodo come anche dai due possedimenti extraterritoriali assegnati alla Colonia dall'Imperatore Augusto: i Bagni del Clitunno (presso Spoleto), e la zona dell'attuale Civitella d'Arno (nei pressi di Perugia). Spello conserva, più di ogni altra città della Valle Umbra, la memoria dell'insediamento romano: l'anello oblungo delle mura, che per più della metà del loro tracciato sono rimaste alla base della cinta medioevale, le Porte (notevoli soprattutto la Porta Consolare, la Porta Urbica e la Porta Venere, orientate verso sud e sud-est e visibili dalla pianura), i ruderi esterni all'abitato dell'Anfiteatro, del Teatro, di un Tempio e delle Terme. Come già accennato, il Municipio Hispellum si sovrappone ad un villaggio umbro preesistente e accresce la propria importanza grazie alla vicinanza della Via Flaminia, che raggiunge Foligno e si dirige per la valle del Topino verso Nocera ed i porti adriatici. Dalla Flaminia si dirama un importante percorso che, passando per Spello, prosegue verso Assisi e Perugia. Le tracce delle centuriazioni nella pianura sottostante indicano un'opera di bonifica delle paludi del Lacus Umber già intrapresa in epoca romana. La città, chiusa dalle mura che risalgono all'Età Augustea, si struttura lungo un asse centrale che sale dalla Porta Consolare alla Porta dell'Arce, situata sul punto più elevato dello sperone. Con il Cristianesimo, rapidamente diffusosi nella Valle, Spello diventa il centro più importante della religiosità umbra: Costantino, nel IV secolo, la proclama Santuario Federale con il Rescritto di Costantino e, tra il 326 ed il 333 d.C., concede alla città di celebrare i ludi religiosi per l'intera Umbria, di assumere il nome di Flavia Costans e di edificare un grande tempio in onore della Gente Flavia. La Splendidissima Colonia Iulia (così veniva denominata, come testimoniato da diverse iscrizioni) continuò a primeggiare anche nel Basso Impero, e solo con il definitivo crollo dell'Impero di Occidente fu soggetta ad invasioni, saccheggi e lotte intestine. Nel 450 subì probabilmente l'invasione di Attila e, nel 546, quella dei Goti di Totila, per poi finire completamente distrutta ad opera dei Longobardi. Riguardo alle caratteristiche e soprattutto alla topografia della città altomedioevale, si può supporre che, contrattasi l'estensione rispetto a quella romana, l'insediamento superstite si concentrasse nella parte più alta, così come appare dai caratteri morfologici e dalla presenza del centro religioso più antico, la Pieve del VI secolo, coincidente con la prima chiesa di San Severino. Solo nei secoli successivi l'abitato torna ad occupare l'intero spazio della città romana, e già nell'epoca del Comune Consolare (XII secolo) la suddivisione di Spello nei Terzieri di Posterula o San Martino, di Mezota e di Porta Chiusa o Borgo individua il processo progressivo di saturazione dello spazio cittadino, che si configura nelle tre aree ellittiche digradanti dall'arce al borgo. Posterula, il rione indicato come il più antico nei documenti medioevali, si chiude nel giro tra Porta dell'Arce e l'attuale Piazza Umberto I; Mezota è compreso tra le chiese di San Lorenzo e Santa Maria Maggiore; Porta Chiusa è la parte più bassa, dal tipico tessuto di cellule minute, strette in isolati compatti, che accolgono l'inurbamento della popolazione rurale ed artigiana. La separazione di Porta Chiusa dalla città sovrastante è resa tangibile dalle catene; un limite di terziere, ma anche un sistema di difesa dagli attacchi armati, una barriera che chiude l'imbocco della strada centrale all'altezza di S. Maria Maggiore. Le mura che cingono la città intera sono ancora quelle romane, restaurate ed integrate in diverse parti (presso le porte principali sono individuabili tratti di paramento del XII secolo), difese da nuove torri, tra le quali spiccano quelle dodecagonali di Porta Venere (la datazione è in realtà incerta, ma da vari studiosi vengono indicate come strutture romaniche). Di pari passo con l'evoluzione politica ed economica del Comune, il borgo cresce ancora, superando il giro delle mura e sviluppando nuove appendici fuori Porta Venere e lungo la Via Giulia, rispettivamente verso Porta Sant'Angelo e la Contrada Prato. Questa crescita si concretizza in un tessuto urbano più rado e lineare, che lascia entro le mura aree libere piuttosto ampie, in parte per motivi di morfologia del terreno, ed in parte per prescrizioni statutarie che prevedono la presenza di orti e spazi di manovra militare. Questo periodo della storia di Spello è caratterizzato da intense lotte intestine, motivate dalle pressioni esterne di Spoleto e Perugia, sospinte nascostamente sia dal Papato che dall'Impero. Numerosi conflitti in armi la vedono contrapposta, tra la fine del 1200 e l'inizio del secolo successivo, a Foligno ed anche ad Assisi. Nel 1238 la città subisce l'aggressione del "Barbarossa". Federico II, dopo averla conquistata, la distrugge mettendo a fuoco la chiesa di San Lorenzo. La fase storica immediatamente successiva vede prevalere il partito Ghibellino, su quello Guelfo, che mantiene saldo il potere sino all'intervento di Filippo di Antella, che nel 1358 dà forza al tentativo albornoziano di recupero alla Chiesa del Ducato di Spoleto. Verso la fine del secolo XIV la città viene assoggettata al dominio della Signoria dei Baglioni di Perugia; pur se in maniera alternata con altre Signorie quali quelle di Gian Galeazzo Visconti, Braccio da Montone, e Guido Antonio da Montefeltro, tale dominazione condurrà Spello sino al 1583, anno che segna il recupero diretto del governo cittadino da parte della Chiesa. Quest'episodio inaugura un lunghissimo periodo di decadenza, che non si arresta né con la breve parentesi napoleonica, quando Spello viene eletta Capoluogo di Cantone, né con l'annessione al Regno d'Italia. Per di più provata dalle due guerre mondiali succedutesi nella prima metà del XX secolo, la popolazione è costretta negli anni '50 ad un'estesa emigrazione, che si arresta solo negli anni '60 con l'avviarsi dei processi di industrializzazione e di specializzazione produttiva.
Manomissioni risalenti alla seconda metà del '900 hanno riguardato la piazza comunale, che si mostra oggi piuttosto anonima e disorganica negli interventi architettonici, nelle proporzioni spaziali e nello stesso arredo complessivo, Queste intrusioni edilizie più recenti si inseriscono in un tessuto storico che presenta comunque un buon livello di manutenzione. La buona collocazione geografica favorisce lo sviluppo di Spello non soltanto nel settore agricolo, da sempre principale risorsa economica della cittadina, ma anche e soprattutto nel settore della piccola industria, le cui unità produttive pullulano lungo la grande strada statale di fondovalle, impedendo così lo spopolamento che ha caratterizzato altri centri più marginali.





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