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L'odierno territorio nel quale sorge Città della Pieve, appartenuto in periodo etrusco-romano alla città di Chiusi, è situato in un'ottima posizione centrale a confine con l'Umbria, la Toscana e non lontano dal Lazio.
L'antica "Castrum Plebis", oggi Città della Pieve, nacque nell'alto Medioevo attorno ad una chiesa con funzioni battesimali (la pieve), dedicata ai Santi Protasio e Gervasio. Il continuo impaludamento della Valdichiana costrinse gli abitanti di "Castrum Plebis" a continui spostamenti verso l'alto, fino a raggiungere la cima del colle dal quale attualmente Città della Pieve domina il Lago Trasimeno e la stessa Valdichiana, luogo di transito delle più importanti vie di comunicazione: la ferrovia, la "Direttissima Firenze-Roma" e l'Autostrada del Sole.
Nata come organo difensivo del ducato longobardo di Chiusi, Città della Pieve (allora denominata Castel della Pieve) passò, nel 1188, sotto il controllo di Perugia, interessata tanto alle zone agricole del "Chiugi", quanto a difendere i propri confini dalla Repubblica di Siena.
Ispirandosi ai principi di libertà comunale, la borghesia cittadina entrò presto in conflitto con il guelfismo perugino sino ad ottenere, sotto la tutela di Federico II di Svevia, l'istituzione del Libero Comune nel 1250, anno della morte dell'Imperatore.
La città comincia così ad ispirarsi alla potenza filoimperiale di Siena. Nei secoli XIII° e XIV° la struttura urbana subisce i primi sostanziali cambiamenti: all'interno delle mura viene edificata la nuova Pieve con tipici elementi di stile Gotico; tutti più o meno influenzati dal Romanico Longobardo sorgono la Torre Civica, il Palazzo dei Priori, la Torre del Vescovo e la Rocca Perugina, ispirata ai rigidi canoni militari e realizzata nel 1326 dei senesi Lorenzo e Ambrogio Maitani.
I territori adiacenti alle mura cittadine segnano il trionfo degli Ordini monastici: S. Francesco, S. Agostino, S. Lucia e S. Maria dei Servi. Molti i ritrovamenti di pitture senesi, tra tutte da segnalare l'affresco gotico raffigurante il "Pianto degli Angeli" di Jacopo di Mino del Pellicciaio, seguace del Lorenzetti e di Simone Martini, tutt'oggi conservato nell'Oratorio di San Bartolomeo.
Nel corso del XV° secolo, Castel della Pieve è sconvolta dalle continue successioni al potere degli spregiudicati Capitani di Ventura, alle quali si aggiungono le dispute con le comunità attigue per il controllo dei pascoli del Chiugi, e le rivolte contro Perugia per le incessanti imposizioni di tasse. Con l'affermazione della Signoria dei Bandini, famiglia al servizio delle armate della Repubblica e della Serenissima, Castel della Pieve vive un periodo di tranquillità politica ed economica, solidamente basata sulla lavorazione del laterizio e di un tessuto molto pregiato, il panno cremisi. Durante questo periodo si afferma il grande pittore Pietro Vannucci, detto il Perugino, che arricchirà il patrimonio artistico locale con numerose opere tra le quali " L'Adorazione dei Magi" del 1504, conservata nell'oratorio di S. Maria dei Bianchi, il "Battesimo di Cristo" e la "Madonna in Gloria e Santi", custodite nella Cattedrale, la "Deposizione della Croce" in S. Maria dei Servi e "S. Antonio Abate tra i SS. Marcello e Paolo Eremita" in S. Pietro.
Da non dimenticare, inoltre, la realizzazione di opere pittoriche, tipicamente perugine, attribuite a Giannicola di Paolo e a Domenico di Paride Alfani, conservate in San Francesco e nella Cattedrale.
Altri eventi drammatici hanno in seguito caratterizzato la storia di Castel della Pieve, a cominciare dall'uccisione, sotto gli occhi del Machiavelli, dell'Orsini e del Gravina, avvenuta nel 1503 e commissionata dal Valentino, che mise poi a ferro e fuoco la città. Continuavano intanto le rivolte della plebe delle campagne contro la tirannia di Perugia, tumulti che avranno fine solo nel 1529, anno in cui Clemente VII de' Medici strappa Castel della Pieve dal controllo di Perugia e la porta sotto il dominio di Roma. Non pochi sono i vantaggi che la città trae da questo avvicinamento; vengono investiti Governatori Perpetui di nomina papale, sempre Cardinali o nipoti dei Pontefici, come Ascanio della Corgna, nipote di Giulio III del Monte, eletto governatore nel 1550. L'ingresso nella città di un membro della famiglia della Corgna determinò una svolta per Castel della Pieve che, in breve tempo, diventò il centro di una fiorente attività artistica e culturale. Un gran numero di artisti entrò nel paese, impegnandosi nell'edificazione del Palazzo, nella trasformazione della Pieve in Collegiata e, in un secondo tempo, in Cattedrale; ciò avviene nel 1600, anno in cui Clemente VII Aldobrandini nomina Castel della Pieve "Città" e sede della Diocesi, tagliando definitivamente ogni legame con Chiusi che ancora deteneva il controllo dell'amministrazione religiosa dell'originaria "Castrum Plebis". Questi avvenimenti s'inserirono in un quadro di accordi ben stabiliti, che portarono Città della Pieve ad avvicinarsi al Gran Ducato di Toscana, interessato a compiere lavori di bonifica nella Valdichiana; quest'opera sarà inaugurata nel 1780, anno della stipulazione del "Concordato Idraulico" tra Papa Pio VI e Pietro Leopoldo Granduca di Toscana. La collaborazione tra lo Stato della Chiesa e il Granducato era già iniziata nel 1718, anno della stesura del trattato della "Concordia", con il quale nella città erano stati avviati numerosi interventi architettonici atti a valorizzare il Rococò romano; tali interventi riguardarono, tra l'altro, Palazzo della Farnia, S. Anna degli Scolopi, i Campanili della Cattedrale e di San Francesco. Numerosi sono anche gli esempi di architettura Neoclassica nelle Chiese del Gesù, di San Francesco, di S. Lucia, negli interni di S. Agostino, nel Seminario e nel Palazzo Vescovile, ad opera dell'architetto Andrea Vici, allievo del Vanvitelli. Di gusto Neoclassico sono anche gli interventi di Giovanni Santini, presenti nel Teatro degli Avvaloranti, nel Palazzo Cartoni, nel Palazzo Giorgi-Taccini e nel Campanile di S. Maria dei Servi.
I lavori si protrarranno sino agli anni dell'unità d'Italia, anni in cui Città della Pieve ha già raggiunto quel fascino di città medievale nella quale, nel corso dei secoli, si sono armonicamente inseriti i tipici elementi Rinascimentali, Manieristi, Barocchi e Neoclassici che tutt'oggi conserva .





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