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La città occupa l'alta costa di un colle che si distende in altitudine tra i 380 ed i 500 mt. s.l.m., alle pendici occidentali del Monte Subasio. E' facilmente raggiungibile se si percorre la Superstrada E45 che collega i capoluoghi di Cesena e Perugia, dalla quale dista poco meno di 20 km.. La sua vocazione economica, in relazione alla tipologia delle attività presenti sul territorio, è prevalentemente basata sui servizi. La popolazione residente, al censimento del 1991, era pari a 24.932 unità. Assisi deve gran parte della propria fama presso i popoli di tutta la terra alla figura di S. Francesco; migliaia di pellegrini visitano annualmente la tomba del Santo Poverello, ed una folla sempre crescente di turisti si sofferma quotidianamente sui tesori d'arte che adornano la magnifica Basilica, attualmente in fase di restauro dopo il tragico terremoto del 1997. Quest'interesse, accentuatosi in occasione dell'ottavo centenario della nascita celebrato nel 1983, non ha mai intaccato gli ideali di semplicità, fraternità e povertà che hanno reso universale il messaggio francescano, e che fanno di Assisi un riferimento costante per la diffusione della Pace nel mondo. Di là da questi pur alti valori morali, Assisi merita attenzione anche per le sue vicende storiche e per la sua storia urbana. Poche sono le notizie attendibili riguardo le sue origini. Si sa di un insediamento di origine Umbra: resti di un santuario con statuine bronzee sono stati individuati alla sommità del colle di S. Rufino. Probabilmente Assisi fu Municipio Romano dopo la guerra sociale; documentata è la struttura della città romana. Tracce di mura ciclopiche sono venute alla luce al di sotto di vari muri di costruzione visibili nelle cantine dei palazzi gentilizi. Perfettamente ricostruibile è il tracciato delle mura antiche, erette tra la fine del II° e l'inizio del I° secolo a.C.; della cinta, che racchiudeva la parte superiore del colle compresa l'area della Rocca maggiore, restano vari tratti, ma delle cinque Porte originarie è conservata la sola Porta Urbica, all'interno del Palazzo Fiumi-Roncalli. La città era organizzata in una serie successiva di terrazze, sorrette da poderosi muri di sostegno che le donavano un tipico aspetto a gradinate, così come la descrive il poeta Properzio. Questa struttura, scaturita dall'esigenza di superare il ripido dislivello del colle, si trasmetterà pressoché intatta nell'impianto della successiva città medioevale ed è ancora leggibile nella pianta attuale. Questa è stata definita "come un multiplo formato da strade orizzontali, strade ascensionali e da ripide scorciatoie". Nelle piazze, tutte rettangolari e con l'asse maggiore parallelo al monte, si incrociano ad X le strade pianeggianti ad andamento rettilineo e quelle ascensionali. Dove il terreno è per natura pianeggiante, in altre parole nell'area tra l'odierno Duomo e la Porta Perlici, fu praticato il tradizionale impianto romano a reticolato. Negli ambienti sottostanti la piazza del Comune è conservato un grande Santuario, a torto identificato con il Foro cittadino, dominato dalla slanciata mole del tempio di Minerva, elegante e ben conservata costruzione in stile corinzio, eretta intorno alla metà del I° secolo a.C. Il Foro andrebbe invece individuato nell'area antistante la cattedrale di S. Rufino; nei pressi fu eretto, nel I° secolo a.C., il teatro. Più in alto, presso le mura di Porta Perlici è tuttora visibile un piccolo anfiteatro, occupato da edifici medioevali. Dell'Assisi romana restano numerose testimonianze monumentali: terme, acquedotti e sculture conservate nel locale Museo Archeologico. Dopo l'invasione longobarda, Assisi fece parte dei domini del Ducato di Spoleto e, a causa della sua posizione strategica per l'accesso della Valle Umbra, nel corso della conquista carolingia subì un micidiale assedio. Risale a quel tempo ed ai due secoli seguenti la capillare diffusione del monachesimo benedettino nella montagna assisiate e nella pianura adiacente. Si tratta di numerosi monasteri maschili, in parte legati al complesso sabino di Farfa. Ingenti rovine restano dell'Abbazia di San Benedetto al Subasio, isolata nei boschi in posizione dominante sulla città e spesso rifugio a bande di fuoriusciti nelle frequenti lotte intestine. Dell'edificio originario, abbandonato verso la metà del secolo XVII°, si conserva una bella cripta "triastila" del X° secolo, e della chiesa, ricostruita nell'XI° secolo, è superstite la cripta e l'elevato presbiterio. Nel 1071 i monaci di San Benedetto fondarono il priorato cittadino di San Paolo, unico insediamento benedettino all'interno delle mura. Ben conservato è il Monastero, in origine suburbano, di San Pietro, inglobato nelle mura cittadine agli inizi del secolo XIV°. L'interno della sua chiesa, coperta a volte e con il bel tiburio a filari concentrici di mattoni, fu ricostruito nel XIII° secolo; allo stesso periodo risale la metà inferiore della facciata. Nel 1036 il Vescovo Ugone tumulò il corpo del Vescovo e Martire Rufino in una nuova chiesa eretta nei pressi dell'antico Foro romano. Dell'edificio, in cui fu trasferita la sede vescovile, resta la bella cripta ad aula costruita con elementi di spoglio. Nel 1134 il Capitolo ne deliberò la ricostruzione, più o meno nel medesimo spazio.

La Cattedrale, a tre navate, con matroneo accessibile e presbiterio sopraelevato, nel 1210 non era ancora terminata; fu consacrata soltanto nel 1228. Certamente anteriore è la bella facciata scolpita, ispirata a modelli del romanico spoletino nella regolare disposizione geometrica della metà inferiore. Nel corso del XII° secolo Assisi fu soggetta all'autorità imperiale: nel 1160 un diploma di Federico I°, che soggiornò a più riprese nella rocca sulla sommità del colle, ne stabilì i confini territoriali. All'interno di tali ambiti, profittando della crisi imperiale della fine del XII° secolo, Assisi istituì un governo di Consoli e, nel 1210, decretò l'abolizione di qualsiasi servitù feudale ed il definitivo riconoscimento dell'autonomia politica cittadina. Nei primi tempi il Comune fu ospitato in un palazzetto nei pressi del Duomo ma, nel 1212, l'Abate di San Benedetto Maccabeo cedette per cent'anni al Comune la cella del tempio di Minerva ed alcuni ambienti attigui nella piazza del Popolo per ospitarvi la Magistratura dei Consoli.

Fu allora costruito il bel palazzetto del Capitano del Popolo che, con la facciata del tempio di Minerva e la distrutta chiesa di S. Agata, occupava l'intero lato a monte della piazza maggiore, in origine assai più corta dell'attuale. In questo clima di fermenti si colloca l'esperienza religiosa di Francesco di Pietro di Bernardone che, dopo una giovinezza partecipe alle lotte politiche per l'autonomia comunale, nel 1206 abbandonò la vita laicale ed ottenne dai monaci di San Benedetto al Subasio una minuscola cappella immersa nei boschi del fondovalle: "La Porziuncola".

Al primo nucleo di seguaci, che costituirono in pochi anni un ordine maschile, si accompagnò ben presto un ordine femminile, fondato da Chiara di Favarone degli Offreducci e ospitato nella Chiesa di San Damiano. Due anni dopo la morte di Francesco, avvenuta il 3 Ottobre 1226, si dette inizio all'edificazione di una grandiosa Basilica sovrintesa dalla vigorosa personalità del suo primo erede, Frate Elia. Ancora incerta è la reale successione dei lavori di edificazione di quest'edificio. Fondata su un crinale scosceso del colle, in un terreno precedentemente utilizzato per le esecuzioni capitali, si è ipotizzato, ma senza prove decisive, che l'edificio presentasse una prima versione più semplice rispetto all'attuale, influenzata dallo spirito pauperistico del Francescanesimo delle origini. Già nel 1230 il corpo del Santo fu trasferito, nel corso di una tumultuosa cerimonia, dalla Chiesa di San Giorgio ad una cella sotto l'altare maggiore della nuova Basilica a lui intitolata. Con l'ascesa a capo dell'Ordine di Frate Elia, (1230-1239) la Chiesa inferiore, con un'unica navata ed ampio transetto, ebbe il suo definitivo aspetto cupo e solenne, ispirato alle possenti forme del romanico lombardo.

Quando a Frà Elia subentrarono padri generali inglesi, si affermò il raffinato spirito gotico che informa l'ariosa aula della Basilica superiore, donandole slancio e leggerezza. In questo senso la Chiesa Superiore di San Francesco è un esempio eccezionale, forse unico, di un diretto trapianto dell'architettura gotica del nord francese nel centro Italia del XIII° secolo. Con la nuova Chiesa e l'annesso convento mutò radicalmente l'aspetto della città, che ne trasse indicazione per uno sviluppo longitudinale, in contrasto con il più raccolto e scalare impianto romano. I lavori per la sua edificazione dovevano essere già terminati, tranne alcuni dettagli ornamentali, nel 1253, anno in cui Papa Innocenzo IV° consacrò solennemente gli altari delle due Chiese. Contemporaneamente si edificava l'altissimo campanile, le cui campane furono fuse nel 1239. Nel 1253 morì Santa Chiara, e qualche anno dopo fu iniziata la costruzione di una nuova Chiesa a lei intitolata, e del relativo convento. La Chiesa era in parte già terminata nel 1260, quando il corpo della Santa fu deposto in un ambiente sotterraneo sotto l'Altare maggiore. L'edificio, ispirato alla Basilica Superiore di San Francesco, se ne distacca per la semplificazione delle forme, che lascia pensare ad un ampio intervento di maestranze locali; particolarmente significativo l'uso di una bicromia dovuta all'utilizzazione del calcare rosa e bianco del Subasio, tema assai comune nell'architettura religiosa umbra. Nello stesso 1260 si provvide ad ampliare le mura cittadine e, per proteggere il nuovo Monastero, si costruì una bretella che andava dalla Porta di Moiano a quella di S. Rufino. Sono anni fortunati per il Comune assisiate, che estenderà i propri domini annettendo i castelli di Bettona (1223), Morano (1256) e Limigiano (1257). Particolarmente forte è il rapporto tra il potere politico locale e l'ordine francescano. Al 1278 risale un provvedimento, inserito poi anche negli Statuti del 1319, che vietava il lascito o la vendita di edifici cittadini a qualsiasi ordine maschile mendicante, escluso quello Francescano. Questo spiega l'assenza in Assisi di chiese e conventi maschili di altri ordini. L'intenso rapporto tra Francescani e potere pubblico portò, nel 1267, all'edificazione dell'Ospedale di Misericordia in Via Superba. Questo momento di benessere comunale subirà però un brusco arresto nel 1261, quando Assisi si misura con le milizie perugine nella piana di Cannara, uscendone sconfitta e costretta a subire l'egemonia della vicina rivale. Nonostante l'insuccesso, nei primi anni del '300, la città amplia la cerchia delle mura: la nuova cerchia si spinge in basso sino a comprendere la Basilica di San Francesco ed il vecchissimo Monastero Benedettino di San Pietro; verso la costa del monte, invece, essa viene ampliata fino all'area dell'Anfiteatro Romano ed alla Piazza di Mercatale. Completata la costruzione, nel 1316, il Comune provvede ad acquistare e dividere in lotti edificabili i terreni vuoti entro le mura, sui quali favorisce la costruzione di nuovi quartieri nell'area di San Pietro e di Borgo Aretino.





Negli anni seguenti, la sanguinosa rivalità fra i Ghibellini, che presero il governo della città nel 1319, ed i Guelfi, che sostenuti da Perugia lo riconquistarono nel 1322, e soprattutto le rivalità sul problema della povertà di Cristo, sorti tra L'Ordine Francescano e la Curia Pontificia insediata in Avignone, furono motivi di un forte declino della vitalità urbana. Tale situazione provocò l'interruzione della felice stagione decorativa della Basilica di San Francesco. Sin dai tempi di Frà Elia, questa aveva visto affaticarsi sulle vaste superfici ad affresco i maggiori artisti italiani, a partire dalla Basilica Superiore, dove all'eroica epopea cimabuesca era seguito il sereno e spazioso mondo giottesco. Trasferiti i ponteggi degli affrescatori nella Basilica Inferiore, allo scopo di porre rimedio alle vaste ferite provocate nel corpo della decorazione duecentesca dall'apertura delle cappelle laterali, alla vecchia guardia giottesca successe una nuova generazione di artisti: Stefano Fiorentino, Pietro Lorenesi, Simone Martini, che nelle pareti del presbiterio e nelle cappelle lasciarono i loro capolavori. Di riflesso, anche le pareti delle altre Chiese poste entro le mura fiorirono di immagini, la cui realizzazione fu spesso affidata a famosi Maestri forestieri, come Gioito in Santa Chiara ed alla Porziuncola, ma nella gran parte dei casi eseguite da pittori locali, cresciuti all'ombra del cantiere di San Francesco.

Prima della crisi cui si è accennato, era stata fissata la definitiva forma della Piazza del Popolo (1305) e, sul lato a valle, del Palazzo dei Priori, eretto nel 1338. Stremata dalle lotte politiche e falcidiata dalla peste nera del 1348, la città vive un momento di serenità con il dominio del Cardinale Albornoz che, riconquistatala ai domini della Chiesa, ordina la ricostruzione della Rocca Maggiore, distrutta dai moti comunali agli inizi del secolo XIII°. Subito dopo, tuttavia, tornano a vivificarsi le cruente lotte intestine tra le opposte fazioni cittadine legate alle famiglie Nepis (per la parte di Sopra) e Fiumi (per la parte di Sotto); lotte che si trascineranno fin quasi alla metà del secolo XVI°, intercalate da brevi, dilapidatrici dominazioni di condottieri di ventura: Braccio Fortebraccio (1419), Nicolò Piccinino (1442), i Baglioni (1497) ed il Duca Valentino (1503). Nel 1553, parlando di Assisi nella sua "Descrittione di tutta Italia", Leandro Alberti affermerà che "è questa la città quasi roinata per le fattioni e civili discordie, onde piuttosto par città con le mura che con la moltitudine del popolo". In tale contesto pochissime furono le imprese urbanistiche: nel 1472 il convento di San Francesco fu consolidato con il colossale sprone di sostegno a valle; nel 1569 si diede inizio, nella piana sottostante la città, alla costruzione della Basilica di Santa Maria degli Angeli, nel sito occupato intorno alla Porziuncola da una miriade di piccoli edifici risalenti in parte ai tempi di San Francesco. Motivata dall'esigenza di proteggere degnamente la Porziuncola e rispondere alla pressante affluenza di pellegrini nei luoghi più venerati del Francescanesimo, la nuova fabbrica fu eretta lentamente, seguendo un originario progetti di Galeazzo Alessi. Allo stesso architetto va ascritto, in città, il restauro della Cattedrale di S. Rufino, iniziato nel 1571, che comportò la perdita dell'interno romanico. Più radicali interventi seguirono nel XVII° secolo, con l'edificazione della Chiesa Nuova, iniziata nel 1615, ma soprattutto con la costruzione di una serie cospicua di palazzi privati che modificarono sostanzialmente l'aspetto delle principali vie cittadine. I Palazzi Bernabei, Giacobetti e Roncalli in via Superba (l'attuale via San Francesco), Palazzo Brizzi in via del Seminario, Palazzo Fiumi-Roncalli in Piazzetta Garibaldi e Palazzo Locatelli in via San Paolo sono gli interventi più vistosi di un'edilizia privata certamente dignitosa ma caratterizzata dal comune difetto della grande mole, sia in estensione che in elevazione, che risulta smisurata ed incombente sulle architetture trecentesche. A questo fenomeno di edilizia nobile si accompagna tuttavia una progressiva decadenza economica della città, che vede diminuire la popolazione residente entro le mura dalle 5780 unità del 1573 alle 2756 del 1699. Se il XIII° secolo non fu tenero nei confronti della tutela del patrimonio storico, addirittura micidiale fu il XIX° secolo che, per effetto della soppressione di molti luoghi di culto, vide il convento di San Francesco trasformato in collegio, molte chiese chiuse, alcune delle quali mai riaperte o tuttora destinate a degradanti funzioni; disperse opere d'arte e mobili; strappati con maniacale coerenza affreschi, il più delle volte a scopo di lucro. Nel 1881 fu sconciato il lato a monte della Piazza del Comune, per dare origine ad una strada a rapido scorrimento e, con il rinnovato flusso turistico dovuto al collegamento ferroviario, si costruirono alla fine del secolo le prime grandi strutture ricettive: il Subasio, il Giotto, il Windsor-Savoia, monumentali strutture indifferenti all'ambiente preesistente. In prossimità, infine, del centenario francescano del 1926, divenne comune l'uso di edificare costruzioni " in stile" caratterizzate dall'uso indiscriminato della pietra rosa e bianca del Subasio e da strutture neoromaniche. Ne sono esempi il Convitto Nazionale a Piazza Nuova; il Palazzetto delle Poste in Piazza del Comune; Il Seminario Regionale; l'Istituto dei Sordomuti ed ancora numerose case private dentro e fuori le mura. A queste poco felici pratiche costruttive è da accomunare l'attuale abitudine di decorticare le pareti esterne degli edifici per un improponibile voluto ritorno alle origini medioevali, che confonde lacerti antichi con murature seicentesche e falsi moderni. Il nuovo Piano Regolatore ha cercato di porre un freno a tali pratiche, incanalando l'espansione edilizia nella zona ad est della città. Il piano non è riuscito, tuttavia, ad impedire il progressivo spopolamento del centro storico e la tendenza a musealizzare, o a trasformare in camere di albergo, la multiforme realtà architettonica generatasi nei secoli trascorsi. Alle fonti economiche prevalenti nella città, cui si è accennato all'inizio, si contrappongono e si sommano quelle dovute ad un diffuso sviluppo industriale caratterizzatosi negli ultimi decenni nei Borghi di fondovalle (S. Maria degli Angeli, Bastia, Petrignano). Al descritto sviluppo è legato il forte incremento demografico, accompagnato da una caotica espansione edilizia.





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